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«Coinvolgersi nella politica è un obbligo per un cristiano. Noi cristiani non possiamo giocare da Pilato, lavarci le mani. Dobbiamo immischiarci nella politica, perché la politica è una delle forme più alta della carità perché cerca il bene comune»
Papa Francesco - Roma, 7 giugno 2013




INTERVENTO IN AULA


RISPOSTA INTERROGAZIONE - "Allestimento Museo della Scherma"
Personalmente credo che il Museo nazionale della Scherma, possa rappresentare per la Città un’occasione di sviluppo. Si tratterebbe di un polo d’attrazione che si affiancherebbe alla vicina Risoteca, i cui lavori però mi pare siano al momento fermi, ed alle mostre che si tengono all’Arca di piazza San Marco. I tre poli saprebbero così attrarre diverse tipologie di turisti, creando importanti sinergie tra loro.
Affinchè il museo nazionale della scherma diventi un vero richiamo è necessario che sia di alto livello e non contenga solo pochi cimeli, magari per lo più di Vercelli. Se così fosse non si raggiungerebbero gli obiettivi prefissati e non sarebbe utile allo sviluppo della Città.
Premesso questo, dopo aver letto la risposta alla mia interrogazione, non sono stati fugati i molti dubbi e le preoccupazioni che avevo. Non trovo infatti notizie precise circa l’attività concreta del “Comitato per il museo dello sport” dopo che il museo venne attribuito alla città di Vercelli nel 2006. Non poter conoscere di quali cimeli si è già oggi in possesso a distanza di sei anni certamente non mi tranquillizza.
Se effettivamente, come si legge nella risposta, si vuole inaugurare il museo nel 2013, quindi tra pochi mesi, bisognerebbe avere già redatto il progetto museografico nei dettagli e non in modo generico, con delle linee di intervento tra l’altro già presentate per l’ottenimento dei fondo nel 2006. Nella risposta infatti a tal riguardo si cita testualmente che il progetto museografico sarà redatto.
Il 2013, che è alle porte, è una data che non ci dobbiamo far sfuggire poiché, se non vado errata, ricorre il centenario dell’esposizione internazionale dello sport che si tenne a Vercelli nel maggio–giugno del 1913 e che vide la scherma tra le discipline protagoniste.
Queste mie preoccupazioni sono accentuate dall’attivismo in questo campo di qualche Città non tanto distante da Vercelli, che ho citato anche nella mia interrogazione.
Vi sono i finanziamenti per realizzare il museo,
Vi è stato tutto il tempo per realizzare il museo, aggiudicato a Vercelli nel 2006,
non sprechiamo questa occasione per la città!

Adriana SALA BREDDO
Vercelli,29 febbraio 2012

PUBBLICAZIONE DEI DATI "SME"



Con la pubblicazione dei dati delle emissioni del vetusto inceneritore finalmente anche i vercellesi avranno la stessa dignità dei cittadini delle tante altre città ove sono presenti tali impianti e che da anni possono controllare i valori dei fumi.
Ricordo che questa non è una questione nuova ma venne sollevata anni fa da Alleanza per Vercelli, l’area civica di impegno politico che aveva preso proprio esempio dalle città ove ciò avveniva già allora. Credo soprattutto che questo risultato sia in gran parte dovuto alle centinaia di cittadini che in prima persona si sono impegnati sottoscrivendo una petizione rivolta al Sindaco proprio per raggiungere questo obiettivo.
La pubblicazione dei dati risulta oggi essere ancor più importante poiché credo , anche se vorrei tanto sbagliarmi, che ha causa delle scelte non fatte negli anni passati questo vetusto impianto (le prime due linee entrarono in esercizio nel lontano 1977) non terminerà presto la sua attività. Questo atto di trasparenza se alza il livello di attenzione, non risolve certo i problemi dell'impianto e del suo futuro.
Adriana SALA BREDDO
Vercelli, 28 febbraio 2012

INTERROGAZIONE 65





Solitamente fanno capolino tra i cassonetti gialli della raccolta della plastica e quelli verdi del vetro. Non mancano però anche vicino ai cassonetti bianchi della carta, molti dei quali privi dell’autorizzazione a sostare sul suolo pubblico. Cosa sono? Sono i sacchetti dei rifiuti indifferenziati che spesso vengono ancora abbandonati da alcuni cittadini. Certo il fenomeno non è così evidente come alcune settimane orsono, ma purtroppo è ancora diffuso. Con l’avvicinarsi della bella stagione e con l’aumento delle temperature, potrebbero insorgere ulteriori problemi. Di fronte a questa situazione ho inoltrato un’interrogazione per conoscere la posizione dell’Amministrazione comunale.
Al Signor Sindaco del Comune di Vercelli
e p.c. al Signor Presidente del Consiglio comunale
Vercelli, 27.02.2012

OGGETTO INTERROGAZIONE: Abbandono dei rifiuti per strada.
La sottoscritta Adriana Sala Breddo, Consigliere comunale indipendente del Gruppo consiliare PD.
PREMESSO CHE
nonostante il fenomeno si sia ridotto, persiste purtroppo, da parte di alcuni cittadini, la cattiva pratica di abbandonare i sacchetti dei rifiuti in prossimità dei contenitori per la raccolta del vetro, della plastica e della carta, posti lungo le strade. Inoltre alcuni cassonetti per la raccolta della carta sostano sul suolo pubblico, sebbene privi dell’autorizzazione a rimanervi al di fuori degli orari previsti per la raccolta.
CONSIDERATO CHE
Potrebbero crearsi dei problemi con l’aumento delle temperature e che a volte, dopo l’asportazione dei sacchetti abbandonati, rimangono sul terreno alcuni residui e del percolato.
INTERROGA IL SINDACO PER SAPERE
• se continuano ancora i controlli per disincentivare la cattiva pratica di abbandonare sacchetti non idonei in prossimità dei cassonetti per la differenziata posti sul suolo pubblico;
• se e in che tempi è prevista l’eliminazione dei cassonetti della raccolta della carta non autorizzati, al fine di ridurre le potenziali aree di abbandono rifiuti;
• se, per le aree dove sono posizionati i cassonetti ed utilizzati impropriamente per abbandonarvi dei rifiuti, è previsto un particolare piano di pulizia e di lavaggio.
In attesa di una Sua risposta scritta entro i termini previsti dall’art. 43 del D. Lgs. del 18.08. 2000 n° 267, nel ringraziarLa anticipatamente, Le porgo distinti saluti.
Adriana SALA BREDDO

ORDINE DEL GIORNO





"RIDUZIONE DEL NUMERO DEGLI ASSESSORI COMUNALI"
Premesso che
L’articolo 1 della legge n. 42/2010 (DL Enti locali) modifica ed integra l’art.2 commi da 183 a 187 della legge n 191/2009 (finanziaria per il 2010) in materia di contenimento delle spese degli Enti Locali, con particolare impegno (comma 184) nella riduzione del 20 percento del numero dei consiglieri comunali e provinciali. Tale riduzione è quantificata come segue:
Tabella relativa alla riduzione del 20% dei Consiglieri comunali che opera per i Comuni che vanno al rinnovo dal 2011.
Abitanti Numero consiglieri comunali
più di 1 milione da 60 a 48
da 500.001 a 1 milione da 50 a 40
da 250.001 a 500.000 da 46 a 36
da 100.001 a 250.000 e comuni capoluogo di provincia con popolazione inferiore da 40 a 32
da 30.001 a 100.000 da 30 a 24
da 10.001 a 30.000 da 20 a 16
da 3.001 a 10.000 da 16 a 12
fino a 3.000 da 12 a 9
Tabella relativa alla riduzione del 20% dei Consiglieri provinciali che opera per le Province che vanno al rinnovo dal 2011.
Abitanti Numero consiglieri provinciali
più di 1.400.000 da 45 a 36
da 700.001 a 1.400.000 da 36 a 28
da 300.001 a 700.000 da 30 a 24
fino a 300.000 da 24 a 19
Conseguentemente a tale riduzione è prevista la riduzione del numero massimo di Assessori, come segue:
Tabella relativa al numero degli assessori comunali dopo la riduzione del 20% dei consiglieri per i Comuni che vanno al voto dal 2011:
Abitanti Numero massimo assessori comunali
più di 1 milione 12
da 500.001 a 1 milione - 12
da 250.001 a 500.000 - 12
da 100.001 a 250.000 e comuni capoluogo di provincia con popolazione inferiore - 11
da 30.001 a 100.000 - 8
da 10.001 a 30.000 - 6
da 3.001 a 10.000 - 5
fino a 3.000 - 4
Tabella relativa al numero degli assessori comunali dopo la riduzione del 20% dei consiglieri per i Comuni che vanno al voto dal 2011.
Abitanti Numero massimo assessori comunali
più di 1 milione - 12
da 500.001 a 1 milione - 11
da 250.001 a 500.000 - 10
da 100.001 a 250.000 e comuni capoluogo di provincia con popolazione inferiore - 9
da 30.001 a 100.000 - 7
da 10.001 a 30.000 - 5
da 3.001 a 10.000 - 4
fino a 3.000 - 3
Preso atto
delle riduzioni dei trasferimenti nazionali alle Amministrazioni Comunali;
Consideriate
le dichiarazioni sui giornali locali degli Assessori Comunali che lamentano la forte riduzione di fondi;
Rilevato che
 Il numero degli assessori del Comune di Vercelli è di 10 rispetto ai 7 previsti con la nuova normativa;
 Tale ridondanza di persone nominate nell’esecutivo di un capoluogo di Provincia che conta ormai poco più di 46.000 abitanti sembra in forte contrasto con le direttive e le azioni del Governo Nazionale in materia di federalismo fiscale e di giusto contenimento delle spese degli Enti;
 Proprio le recenti norme nazionali prevedono che nessun comune,anche con popolazione superiore ad 1.000.000 di abitanti possa avere più di 12 Assessori e nessuna Provincia, anche con popolazione superiore ad 1.400.000 di abitanti, possa avere più di 10 Assessori;
INVITA IL SINDACO:
a valutare l’opportunità di portare il numero degli Assessori ad un massimo di 7, numero congruo e più che sufficiente alle necessità di una Città capoluogo di Provincia di modeste dimensioni come quella di Vercelli.
Vercelli, 13 febbraio 2012
Maura FORTE, Gabriele BAGNASCO, Carlo NULLI ROSSO, Adriana SALA BREDDO, Michele CRESSANO, Filippo CAMPISI, Egidio ARCHERO, Manuela NASO

ORDINE DEL GIORNO




NOMINA GARANTE REGIONALE DELLE PERSONE SOTTOPOSTE A MISURE RESTRITTIVE DELLA LIBERTA' PERSONALE”.
Premesso che :
il Consiglio Regionale del Piemonte, con Legge regionale n. 28 del 2 dicembre 2009 (votata da 33 consiglieri regionali: 30 voti a favore, 1 contrario e 2 astenuti), ha istituito il “Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale”.
Nella Relazione di accompagnamento al provvedimento si legge, fra l’altro: “… di carcere e di carcerati i mass-media trattano solamente in caso di evasioni, rivolte, detenuti eccellenti. Il vissuto quotidiano sia dei reclusi sia del personale a loro addetto (agenti di polizia penitenziaria, educatori, medici, infermieri, amministrativi) sfugge in gran parte all'attenzione dei cittadini e degli eletti nelle istituzioni locali, regionali e nazionali, che pure sono tenuti a governare, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, anche il territorio e la "società" del carcere. Conseguenza di tale innegabile stato delle cose è la creazione di mondi a parte, in cui è difficile il controllo del rispetto della legge e del diritto; non sono all'uopo sufficienti, per quanto utili e significative, le sporadiche visite ispettive di parlamentari e consiglieri regionali consentite dalla legge penitenziaria. Partendo da tali considerazioni, in varie parti d'Italia sia diversi esponenti di diverse forze politiche sia associazioni del volontariato stanno lavorando per l'istituzione di "Garanti", persone preposte in modo professionale e continuativo al controllo delle condizioni di vita in carcere, al rispetto dei diritti e dei doveri inerenti il trattamento carcerario…”.
L’art. 2, comma 1, della L. R. 28/2009 dispone che “Il Garante è nominato, all'inizio della legislatura, con decreto del Presidente della Giunta Regionale, su designazione del Consiglio regionale, tra persone che abbiano ricoperto incarichi istituzionali di responsabilità e rilievo nel campo delle scienze giuridiche, dei diritti umani, ovvero delle attività sociali negli istituti di prevenzione e pena e negli uffici di esecuzione penale esterna o che si siano comunque distinte in attività di impegno sociale”.
Preso atto che:
A oltre due anni dall’entrata in vigore della legge istitutiva, il Consiglio Regionale del Piemonte non ha ancora provveduto alla nomina del Garante; è stato solamente emanato un bando a seguito del quale sono pervenute 22 domande per la carica.
Nel frattempo, i detenuti reclusi nelle 13 carceri piemontesi hanno raggiunto le 5.200 unità, rispetto a 3.634 posti regolamentari.
Ritenuto che :
La situazione di “emergenza continua” esistente nelle carceri italiane, e piemontesi in particolare, impone l’adozione di strumenti nuovi in grado di ridurre il danno provocato dal sovraffollamento, con la conseguente aggiunta di pena alla pena, violenza alla violenza, disperazione alla disperazione.
Non vi sia motivo di divisione tra le forze politiche sui modi per affrontare tale “emergenza”; carceri ed in particolare sull'attivazione della figura del garante,
IL CONSIGLIO COMUNALE
Rivolge un pressante invito al Consiglio Regionale del Piemonte affinchè provveda al più presto alla nomina del “Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale”, ai sensi della Legge regionale n. 28 del 2 dicembre 2009.
Filippo CAMPISI, Gabriele BAGNASCO, Maura FORTE, Egidio ARCHERO, Carlo NULLI ROSSO, Michele CRESSANO, Manuela NASO, Adriana SALA BREDDO

I cattolici in politica tra "diaspora" e nuova progettualità



Interessante dibattito a Vercelli attorno alla presentazione del nuovo libro di Franco Mangialardi.
I cattolici possono ancora svolgere un ruolo nella società italiana anche in una fase caratterizzata da una forte frammentazione della loro rappresentanza politica? E questa “diaspora” va accettata come un dogma o si possono costruire nuovi itinerari unitari? A queste domande si è tentato di dare una risposta venerdì sera nel corso di un interessante dibattito svoltosi nella saletta del bar Golden 67 a Vercelli. L’occasione è stata la presentazione dell’ultimo libro di Franco Magialardi “Cattolici per l’Italia. Unità, presenza, progettualità”. Con l’autore si sono confrontati il parlamentare Luigi Bobba, l’ex vice presidente della Regione Liguria Massimiliano Costa e il direttore del Corriere eusebiano Luca Sogno. A introdurre la serata Paolo Bena in rappresentanza di Alleanza per Vercelli, mentre il dibattito è stato coordinato dal consigliere comunale Adriana Breddo.
E’ stato lo stesso Mangialardi ad aprire la discussione spiegando l’impianto e le motivazioni del suo ultimo sforzo letterario: «Attraverso miei pensieri e contributi di amici e protagonisti della vita pubblica italiana ho cercato di ricostruire, come in un diario, l’evoluzione del rapporto tra cattolici e politica dagli anni 60 ad oggi. Dopo la fine della Democrazia cristiana molti sono stati i tentativi di costruire soggetti in grado di diventare luoghi di elaborazione unitari e coerenti per i cattolici. Devo dire che questo libro è anche la storia di una serie di fallimenti sotto questo profilo. Ma l’esigenza di fondo di avere luoghi di questa natura resta e la domanda se essi siano realizzabili rimane».
E su questo quesito si sono confrontati gli interlocutori di Mangialardi. Bobba ha proposto un’analisi sociologica dell’approccio odierno dei cattolici con la politica alla luce anche di rilevazioni statistiche: «I dati di un ricerca recente indicano come i cattolici da un lato non sentano la nostalgia della Democrazia cristiana, ma dall’altra non si sentano del tutto a “casa propria” negli attuali schieramenti. Dunque la domanda di Mangialardi è legittima e la risposta può venire anche dalla capacità di interpellare il vasto panorama delle associazioni e delle organizzazioni di matrice cristiana che operano in Italia».
Costa nel suo intervento ha sottolineato come, negli anni del collateralismo del mondo cattolico nei confronti della Dc, i politici cattolici si sentissero “inviati” sulla scena pubblica e dunque «sentivano di avere dietro di sé tutto un mondo di relazioni, la gerarchia ecclesiale, le organizzazioni di provenienza. Chi, come me, è arrivato alla politica alla metà degli anni 90 si è sentito solo e ha continuato a vivere questa solitudine».
Infine Sogno ha individuato il «peccato originale» dei cattolici rispetto all’attuale quadro politico nell’aver «troppo facilmente e superficialmente accettato come inevitabile e ineluttabile la deriva bipolare del sistema politico italiano. La dispersione della presenza dei cattolici nei due schieramenti imperfetti creatisi in Italia è all’origine della difficoltà dei cattolici di far sentire la propria voce. Una riflessione a tal riguardo va avviata proprio ora che i poli politici paiono in una fase di ricomposizione».
Dal "CORRIERE EUSEBIANO"
Vercelli, 11 febbraio 2012

CATTOLICI PER L'ITALIA






"Casa Bonus Pastor , abituale sede delle riunioni della Flaei Cisl (sindacato degli elettrici), ha ospitato il 31 gennaio 2012 il convegno di presentazione del libro di Franco Mangialardi : CATTOLICI PER L’ITALIA.
Il tema del convegno rappresenta anche una efficace sintesi delle tesi di Mangialardi.
In questa fase di crisi e di perdita di tensione etica e sociale, i cattolici devono spendere il loro impegno per un paese che abbia come riferimento i valori della partecipazione, della solidarietà, della crescita, della modernizzazione e per un’alleanza europea forte. Visto il nuovo protagonismo dei cattolici nella riflessione politica, a partire da Todi, oggi diventa ipotizzabile un movimento cattolico unitario, capace di esprimere una propria linea culturale e politica per il bene comune e alla costante difesa dei valori espressi dalla Carta costituzionale e dal Magistero sociale della Chiesa. Un movimento non un partito, per mobilitare sensibilità ed esperienze per far emergere una visione-progettazione d’insieme.
Franco Mangialardi presentando il suo diario confessa di sentirsi fortunato per aver lavorato con i protagonisti del cattolicesimo italiano e,tuttavia, rammaricato per non esser riuscito a realizzare i suoi progetti:” la mia testimonianza è una sequela di sconfitte”. Ricorda il suo percorso di lavoro e formativo, a partire dalla fondamentale esperienza vissuta in Germania nel Comitato di collegamento dei cattolici, alla fondazione del Cesipi di Bologna, al trasferimento dello stesso Cesipi a Milano, con lo scopo, rispettivamente, di aiutare i lavoratori italiani, costruire un movimento cattolico al servizio del paese e mai clericale, lanciare insieme alla CISL l’idea della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. A chiusura dell’intervento, Mangialardi ricorda che l’incontro non vuole celebrare il libro o la persona ma le idee e le ragioni dei cattolici e il progetto per un’Italia migliore.
A commentare il libro vi sono stati quattro Relatori i cui interventi si riportano in estrema sintesi.
Monsignore Adriano Vincenzi - Consulente Ecclesiastico Nazionale ACAI
Il libro è la traduzione delle relazioni vissute, uno spaccato sociale e politico degli ultimi 45 anni. Non c’è una tesi da avvalorare ma è la testimonianza di un percorso. Nel racconto non c’è la resa, né la sconfitta ( Franco è troppo severo con se stesso) ma emerge in tutta la sua evidenza che le difficoltà sono accompagnate sempre dalla fede e dalla preghiera. Ed è anomalo che l’autore si rifugi nella preghiera per restare nell’agone politico. Il libro non descrive un luogo chiuso ma, anzi, è il terreno aperto del confronto per ricercare nuovi percorsi.
Dott.ssa Maria Romana De Gasperi – Presidente Onoraria del Comitato per uns Civiltà dell’Amore
Ricorda l’impegno profuso da suo padre per la ricostruzione dell’Italia e la pace tra le nazioni nonché per la realizzazione del grande sogno dell’unione politica dell’Europa (insieme ad Adenauer e Shuman). Un sogno che coltivò con passione ed amore, sentimenti che oggi mancano nei protagonisti della politica. I giovani che vogliono avvicinarsi alla politica , non hanno riferimenti alti non hanno educatori. Le iniziative in essere sono insufficienti, come testimonia Mangialardi, mentre i cattolici (meglio dire i cristiani) si sono dispersi. I cristiani devono lavorare insieme con l’obiettivo di realizzare il sogno di De Gasperi, l’Unione Politica dell’Europa, l’unione dei popoli. Andremo incontro alla distruzione se non sapremo stare insieme. Questo è il compito che i cristiani devono darsi.
Dott. Carlo De Masi – Segretario generale Flaei Cisl
Premesso che la presenza della Flaei Cisl al convegno è motivata dalla comune ispirazione del proprio agito alla Dottrina sociale della Chiesa cattolica, De Masi si chiede che cosa fare per rifondare la classe dirigente. Occorre partire da un progetto strutturato di un movimento che guardi all’Europa. Mangialardi testimonia di aver provato in varie occasioni, muovendo da un progetto, a mettere insieme personalità rappresentative del mondo cattolico che, nell’imminenza della sfida elettorale hanno abbandonato il movimento per uno scranno al parlamento offerto loro dal politico di turno( vedi l’esperienza della Rosa Bianca e le candidature nell’UDC di Tabacci e Baccini-che provenivano dall’UDC e che successivamente hanno di nuovo abbandonato l’UDC- e Pezzotta ex segretario Cisl; e l’esperienza di Incipit mai decollata con Monticone, Astori, Zabotti).
L’involuzione della classe politica e il suo decadimento ha consentito la nascita di un governo definito tecnico , che in realtà è politico e che, già dal suo insediamento ha operato una precisa scelta politica, nelle relazioni con il sindacato, abbadonando la concertazione.
La precipitosa decadenza della politica deve spingere i cattolici a organizzarsi per dare un contributo nuovo, personale e collettivo, tenendo presente il monito della sig.ra De Gasperi : non vi è Italia senza Europa e viceversa. L’unità dei cattolici è un luogo dell’anima, scrive Bonanni nella prefazione al libro, ma essere cattolici significa testimoniare solidarietà, amore per il prossimo e lavorare insieme per realizzare “il progetto” , facendo tesoro degli insegnamenti della storia, senza protagonismi personali.
S. Ecc. Mons. Gastone Simoni – Vescovo di Prato
“CATTOLICI PER L’ITALIA” nasce dall’esperienza, una grande esperienza poco nota in Italia.Per questo siamo grati a Franco. Tanti anni per sperimentare forme di unità dei cattolici. Una unità non liquidabile a priori. Franco si è battuto per questo scopo, accumulando sconfitte (dice), che valuto non inutili. Alcune iniziative, come Carta d’Intesa, seppur di grande rilievo hanno sofferto di solitudine, ed hanno avuto scarsa incidenza sulla scena politica italiana. Serve, invece, un grande coro cattolico. Aveva ragione Franco a coltivare la speranza di tempi nuovi per il cattolicesimo democratico, ma incontrava diffidenze diffuse. Ora siamo ad un punto di svolta per il movimento cattolico per l’opera insistente di tanti come Franco nella base cattolica. La crisi del bipolarismo apre la mente a nuovi pensieri nella prospettiva delle elezioni del 2013. Il movimento c’è e cammina. Non è possibile tornare indietro. Condivido la visione europea e mondiale della De Gasperi, e reputo che non bisogna affannarsi nella immediata traduzione politica di questo movimento. Né in qualunque modo , né in gruppi troppo chiusi o esclusivi.
Dovremo lavorare per rafforzare il movimento cattolico pre-partitico fatto di tante realtà territoriali, pensando all’unità. Si cresce se l’unità è nell’anima non in un unico partito politico.
In questa prospettiva, il ruolo dei pastori è fondamentale, frutto della coniugazione di ragione e fede. Serve una visione integrale senza esser integralisti. Non basta battersi per i valori non negoziabili, dire no all’aborto se si dimentica di dire con altrettanta forza no alla guerra e alle ingiustizie sociali.
Stefano MAIURANO
Roma, 4 febbraio 2012

SUBITO UN PIANO NAZIONALE DEI TRASPORTI



Almeno una parte dei gravissimi disagi subiti dai pendolari del Nord Italia e non solo, si potevano evitare. Linee ferroviarie schiuse al traffico come la Torino Pinerolo, sembra per problematiche legate alla mancata pulizia delle banchine dei binari nelle stazioni ormai dismesse e abbandonate. Porte bloccate da formazioni di ghiaccio, ma pochi sanno che le vere motivazioni sono da addebitare alla mancanza di sistema di riscaldamento nei vestiboli di salita e discesa di moltissimi convogli, per cui il vapore che si crea tra la parte calda della carrozza e il vestibolo, si trasforma in ghiaccio e di conseguenza blocca l’apertura delle porte. L’alto numero di treni soppressi sembra dipenda da queste cause. La perdita di 150.000 posti di lavoro negli ultimi 20 anni, avrà sicuramente influito sull’efficienza dell’intero sistema nazionale, ecco per cui che gli stessi problemi vengono segnalati in tutte le regioni italiane. Chiediamo subito al Governo Monti di proporre un piano nazionale sul trasporto pubblico ferroviario, perché anche i pendolari del nostro Paese, possano raggiungere il posto di lavoro o di studio in orario, perché negli altri Paesi europei, questo avviene già da tempo. E’ impensabile continuare a parlare dei problemi del trasporto pubblico ferroviario e dei pendolari, senza prendere coscienza che da troppo tempo manca in questo nostro Paese un piano nazionale per permettere a milioni di italiani una mobilità sostenibile da Nord a Sud da Est a Ovest. Ma per fare questo, è obbligatorio trovare i fondi necessari per la produzione di nuovo materiale rotabile e miglioramenti delle attuali vecchie infrastrutture.
Cesare CARBONARI
Portavoce comitato spontaneo pendolari Torino-Milano
Torino, 2 febbraio 2012